Domanda:
A proposito di PdC, iperfocale, porzione di scena messa a fuoco e sweet spot nella fotografia paesaggistica?
Magarìo
2013-12-12 12:40:59 UTC
Vogliamo fotografare un paesaggio dove tutti i soggetti sono molto distanti da noi, ad almeno 1km.
Ho una APS-C Nikon e due obiettivi: un 18-105 f/3.5-5.6 e un 50 f/1.8.
Voglio scattare con entrambi a 50mm sfruttando lo ''sweet spot'' (quel teorico diaframma in cui una lente ha la sua massima resa), per cui con il 18-105 usato a 50mm chiuderò a f/8 mentre con il 50mm chiuderò a f/4.
Ci troviamo in situazione di iperfocale per quella focale di 50mm e per quei valori di diaframma considerati, ragion per cui la mia scena sarà tutta a fuoco.
Varierebbe solo la distanza da cui inizia la zona di spazio messa a fuoco (calcolati usando questo sito http://www.dofmaster.com/dofjs.html ) e considerando che il soggetto più ''vicino'' a noi si trova a 1 km, abbiamo che: il 50mm a f/4 ha una zona di maf che va da 30 metri all'infinito, mentre il 18-105 usato a 50mm e f/8 ha una zona di maf che va da 15 metri all'infinito. In questo contesto, la mia scena è tutta a fuoco, anche se usassi diaframmi diversi.
Arriviamo alle domande:
1. Visto che siamo in iperfocale, è inutile che io chiuda a più di f/8 con il 18-105 o a più di f/4 con il 50mm per avere più PdC, perchè è già tutto messo a fuoco, corretto? Tanto vale usare quei valori di diaframma per sfruttare lo sweet spot (a parità di PdC che otterrei), giusto?
2. Volendo con il 50mm potrei anche scattare a f/1.8 (zona di maf da 65 metri all'infinito) e ottenere lo stesso il medesimo risultato in termini di PdC rispetto all'usarlo a f/4, giusto?
(importante: nei punti 1. e 2. trascuriamo per semplicità fenomeni come diffrazioni, aberrazioni, etc... e focalizziamoci solo sulla PdC e sullo sweet spot)
Se ciò che ho scritto ai punti 1. e 2. è corretto, allora possiamo affermare che se ci troviamo in situazione di iperfocale, la mia PdC è la stessa indipendentemente dal diaframma usato (cambia solo il punto da cui inizia la zona di maf, ma che nel nostro caso non consideriamo perchè il soggetto è lontano 1km)! L'unica accortezza che potrei avere è quella di usare, appunto, quel diaframma in cui una lente ha la sua massima resa, ma in termini di PdC nulla cambierebbe. Per semplicità, ribadisco, non considero fenomeni di distorsione e aberrazioni e simili.
Tirando le somme: è corretto o no affermare che se c'è l'iperfocale, usare un diaframma piuttosto che un altro non comporta nessun cambiamento sulla PdC (eccetto per il punto di inizio della zona di maf)? Quindi è corretto o no dire che in questo contesto descritto, la regoletta ''per paesaggi meglio chiudere i diaframmi per avere più PdC'' è superflua, eccetto sempre per il punto di inizio della zona di maf?

Grazie a tutti quelli che vorrano dire la loro sull'argomento, sperando che la mia domanda non vi sia sembrata une mega-iper-supercazzola serale!
Sei risposte:
ironmember
2013-12-12 22:33:04 UTC
Bravo Rubz ! hai messo l'accento sulla cosa fondamentale: pdc è una cosa, NITIDEZZA un'altra, ed ogni obiettivo ha un suo valore di eccellenza sulla Nitidezza ed uno -se vogliamo teorico- sulla pdc, . Con gli zoom questo è molto più avvertibile, puoi avere ad esempio una massima resa per pdc alla massima focale ed invece la massima definizione raggiungibile ad una focale intermedia. Comunque, accetta un consiglio :-) non ti spaccare troppo la testa con questi calcoli, ok averli scoperti , cercare di capirli, metterli in pratica, ma alla fine ciò che conta è quando il cuore vede "lo scatto" ---> la mente "esegue/elabora il come fare"---> e la Fotocamera scatta. Col 18-105 la massima nitidezza a che focale ce l'hai? , fai qualche scatto e mi saprai dire.

p.s. una maggiore nitidezza *da l'impressione di una maggiore pdc* , ed a volte questo è quello che conta. Ciao.

_______________________________________________________________________________________@ sento di dover aggiungere qualcosa, stamattina avevo poco tempo per poterlo scrivere, chiedi nella parte finale: "..Tirando le somme: è corretto o no affermare che se c'è l'iperfocale, usare un diaframma piuttosto che un altro non comporta nessun cambiamento sulla PdC ..., la regoletta ''per paesaggi meglio chiudere i diaframmi per avere più PdC'' è superflua, ...

Allora usare un diaframma al posto di un altro NON è la stesa cosa e non porta lo stesso risultato, 2) la regoletta *è sempre valida*, iperfocale o no, chiudere a f 5,6 o chiudere a f/11 o chiudere a f/16 NON è la stessa cosa. Usare il pre-view della PDC sulla Fotocamera aiuta a sia a vedere queste differenze sia a scegliere il diaframma migliore per quella situazione. Ciao

_______________________________________________________________________________________@ ..non proprio, ok che in iperfocale hai realmente un range di fuoco che dovrebbe consentirti di vedere tutto ma supponendo un Obiettivo "x" la cui iperf. viene raggiunta a f5,6 (come esempio, e tanto per discostarci dai tuoi valori per non viziare il ragionamento) una identica maf, con identici parametri ecc. , uno scatto a f/5,6 (ipf) ed uno a f/16 , al di la delle distorsioni/nitidezza/ecc. darà luogo a due risultanti diverse dove, (e croppando lo vedi) nello scatto con il diaframma più chiuso vedi una maggiore quantità di particolari (parlo di n° degli elementi visualizzati, lascio stare il dettaglio) dovuta essenzialmente "ad un raggiunto aumento della profondità di campo". Prendiamo un mio obiettivo, il 55-200 e lo usiamo come esempio: se voglio scattare ad un fiore e voglio tutti i particolari del fiore, scatto a f/11 o f/16 e a 200mm. e poi correggo le distorsioni ecc. in PP, mentre se voglio scattare ad un soggetto relativamente vicino e mi interessa sia la PDC sia il Massimo Dettaglio scatterò Non a 200 ma a 150mm. e aprirò fin dove mi è consentito, ovvero a f/5. Se invece il soggetto è un lontano Aereo di Linea con la sua bianca scia i 150mm. e la nitidezza non saranno sufficienti a farmi vedere quei dettagli che potrei avere a 200 e ad f/11 .

____________________________________________________________________________________@ :-) di più, *dipende dallObiettivo* ! A questo punto riassumere sarebbe distruttivo, sarei frainteso (non da te) e non aiuterebbe a capire che si ferma in superficie, ti rimando ad un Link, "Lui" è un Professore Universitario di Fama Mondiale, ha scritto Libri, scrive per Riviste, collabora con Istituti vari, e merita di essere ascoltato--> http://www.nikonclub.it/forum/index.php?act=attach&type=post&id=173416 , cerca in questo link la risposta alla tua domanda ( c'è ) , e poi mi darai ragione su molte cose, vedrai. Adesso aspetto cosa mi dirai di Lui dopo che avrai letto (e se hai voglia dai un'occhiata al suo sito e ai suoi scatti, poi dimmi) . Ciao
?
2013-12-12 21:34:19 UTC
Io so che è come dici tu, poi potrei anche sbagliarmi... ma in iperfocale la PdC non cambia al variare del diaframma... cambia la distanza dal quale sei in iperfocale, ma se ci stai dentro, puoi scattare sempre in sweetspot.



L'unica cosa che variano sono le distorsioni, le aberrazioni, e non dimentichiamo la forma delle luci (di notte un f8 ad esempio può farci le luci a forma di stella).
anonymous
2013-12-12 21:13:01 UTC
Con soggetti così distanti si fotografa praticamente all'infinito, é logico e naturale utilizzare le ottiche al diaframma che restituisce la migliore qualità.
?
2013-12-13 08:50:18 UTC
Ecco l'ennesimo bimbominchia che compra la reflex per farsi le foto al bagno! LEGGI IL MANUALE e trovi tutte le risposteeee.... LOOOOOOOOOOOOOOL



Càzzàte a parte, credo che il concetto di base di quello che scrivi sia tutto corretto. Alla fine quello che cambia è il punto di inizio della MaF. Per il resto, se lavori a infinito, meglio sfruttare lo sweet spot in base alla lente per ottenere la qualità migliore.
Rubz
2013-12-12 23:17:28 UTC
Penso che sia tutto giusto ...

Mi si sono incrociate le sinapsi alla 4 riga ma dovrebbe essere cosi ...



Cmq con soggetti a quella distanza il problema direi che non sussiste hai la messa a fuoco a infinito e puoi anche infischiartene della PdC , la nitidezza invece é un altro discorso ....
Gennaro
2013-12-14 21:44:28 UTC
Trovo alquanto strana questa domanda perché:

- è posta facendo riferimento ad una situazione pratica in cui appare abbastanza inutile il ricorso al concetto di iperfocale, col soggetto più vicino distante 1 chilometro;

- fornisce molti dati inutili, in quanto nella formula di calcolo della distanza iperfocale compaiono solo due grandezze che sono la lunghezza focale dell’obiettivo e l’apertura del diaframma (più una terza grandezza, il circolo di confusione, che però è un valore convenzionale non regolabile dal fotografo);

- mescola concetti distinti come sweet spot (un odioso termine preso dal tennis e che rende malissimo l’idea) e distanza iperfocale.

Ciò premesso provo a rispondere alle tue due domande e sottolineare qualche …imprecisione.



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1. Visto che siamo in iperfocale, è inutile che io chiuda a più di f/8 con il 18-105 o a più di f/4 con il 50mm per avere più PdC, perchè è già tutto messo a fuoco, corretto? Tanto vale usare quei valori di diaframma per sfruttare lo sweet spot (a parità di PdC che otterrei), giusto?

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Se chiudi il diaframma, la distanza iperfocale si avvicina. Che poi questo ti serva o meno è un discorso diverso. Tu - chissà perché?! - hai deciso nel tuo esempio di privilegiare la resa dell’obiettivo scegliendo l’apertura a cui questo lavora meglio (sweet spot). Ma potresti avere mille altri vincoli che ti potrebbero portare a scelte diverse (metti - giusto per dirne una a caso - che tu non possa scendere sotto un certo tempo d’otturazione e quindi non puoi chiudere troppo il diaframma). Ed anche quando dici che “è già tutto messo a fuoco” dici una cosa, a rigor di termini, sbagliata. La messa a fuoco teorica è sempre limitata ad un unico piano privo di dimensione ed io preferisco sempre focheggiare con precisione sulla parte del fotogramma di maggior interesse. La profondità di campo si basa su un concetto molto relativo che è il circolo di confusione ed è bene non abusarne. Soprattutto in virtù del fatto che tu parli di fotografia paesaggistica. La tecnica di messa a fuoco sulla distanza iperfocale lasciala sfruttare ai professionisti del reportage o della street photography che, scattando spesso al volo, non hanno il tempo di mettere a fuoco e non si fidano dell’autofocus.



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2. Volendo con il 50mm potrei anche scattare a f/1.8 (zona di maf da 65 metri all'infinito) e ottenere lo stesso il medesimo risultato in termini di PdC rispetto all'usarlo a f/4, giusto?

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Questa non l’ho capita. Non potrai mai avere, ad aperture differenti, il medesimo risultato in termini di PdC senza variare né distanza dal soggetto né lunghezza focale!



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se ci troviamo in situazione di iperfocale, la mia PdC è la stessa indipendentemente dal diaframma usato … cambia solo il punto da cui inizia la zona di maf … ma in termini di PdC nulla cambierebbe.

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La PdC non è mai “la stessa indipendentemente dal diaframma usato”, se non variano distanza dal soggetto o lunghezza focale dell’obiettivo.



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è corretto o no affermare che se c'è l'iperfocale, usare un diaframma piuttosto che un altro non comporta nessun cambiamento sulla PdC (eccetto per il punto di inizio della zona di maf)?

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Non puoi dire che non c’è “nessun cambiamento sulla PdC eccetto per il punto di inizio della zona di maf”, perché se varia quest’ultimo varia anche la PdC. Forse volevi dire che, in certe condizioni, l’aumento della PdC oltre un certo valore non ti è utile. Ma è cosa diversa.



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Quindi è corretto o no dire che in questo contesto descritto, la regoletta ''per paesaggi meglio chiudere i diaframmi per avere più PdC'' è superflua, eccetto sempre per il punto di inizio della zona di maf?

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Questa regola non esiste, te la sei inventata tu! Io preferisco sempre avere una zona fuori fuoco (ad esempio in primo piano) anche nella foto paesaggistica perché conferisce profondità allo scatto. Il tutto-a-fuoco, al contrario, appiattisce il risultato. Ma qui ritorna in ballo la poca significatività del tuo esempio dove il primo soggetto d’interesse dista un chilometro!


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